Il Gender Pay Gap (o divario retributivo di genere) è la differenza tra i compensi orari lordi di uomini e donne. Per la legge Italiana, come in molti altri Stati, è illegale retribuire una donna meno di un uomo a parità di incarico e tempo impiegato.
Il fenomeno però è ancora molto diffuso, tanto che in Europa le donne in media guadagnano il 13% in meno all’ora rispetto agli uomini.
Il dato è disarmante, considerate le cause del problema: le donne prendono scelte professionali influenzate dalle responsabilità familiari, richiedono di lavorare part-time e sono spesso impiegate in settori a bassa retribuzione o, comunque, in posizioni non dirigenziali.
Inoltre, le scelte lavorative influiscono anche sul livello di occupazione femminile rispetto a quello maschile (Gender Employment Gap) che in Europa è del 10,8%, mentre in Italia raggiunge addirittura il 19,2%.
L’Italia non è un esempio virtuoso, visto che risulta 63° tra i Paesi al mondo che garantiscono la parità salariale, con una differenza contributiva annuale dell’11,5% (rispetto al 37% mondiale).
Nel mondo, invece, tra gli esempi più virtuosi ci sono l’Islanda, la Finlandia, la Norvegia e la Nuova Zelanda. Ma sono ancora molte le cose da migliorare.
Il World Economic Forum ha stimato che ci vorranno ancora 267,6 anni prima che si crei una congrua partecipazione femminile al mondo del lavoro in termini di opportunità economiche.
La nostra infografica “Gender Pay Gap: il divario retributivo di genere” fotografa la situazione delle differenze contributive di genere in Italia e nel mondo, ponendo l’attenzione sugli stati meno virtuosi e quelli che sono da esempio nel mondo.
Il fenomeno in Italia è figlio di un retaggio culturale molto radicato. Per fare passi in avanti bisogna essere consapevoli della situazione attuale e prendere spunto dalle iniziative degli Stati più virtuosi. Scopriamole insieme.