Il clima mite, i colori caldi, la musica che svetta sempre nelle classifiche globali e una lingua (lo spagnolo) che è la quarta più parlata al mondo. E poi c’è l’allegria di un popolo che ha sposato quell’idea di vita lenta, che oggi cerchiamo tanto nel caos delle nostre città sempre in movimento, e nello stress di un lavoro d’ufficio logorante.
Benvenuti in Spagna: il Paese che molti italiani sognano di raggiungere, vuoi perché c’è la vicinanza all’Italia (si parla di un paio di ore di volo), o vuoi perché non sembra così impossibile imparare lo spagnolo e comunicare con i locali. Vuoi perché, non da ultimo, in Spagna da molto tempo c’è l’attenzione ai diritti di tutti (per esempio: della comunità LGBTQ+); e diciamolo: questa è una cosa che non si trova proprio ovunque.
Forse sarà capitato anche a te di avere un conoscente che ha fatto i bagagli ed è andato a lavorare a Madrid, o Barcellona; o magari a passare la vita alle Canarie. Ma è tutto oro quello che luccica? Ahinoi, no. O almeno: non per quanto riguarda il mercato del lavoro. Perché per quanto oggi la Spagna veda il numero dei disoccupati ai minimi da 15 anni, il tasso di disoccupazione rimane alto (intorno all’11,6%) rispetto alla media dei 27 Paesi dell’UE (5,6%).
Però non farti spaventare da questi dati: se sai dove guardare, in Spagna si può cercare (e trovare!) lavoro.
Al di là della qualità della vita (con alcune città come Barcellona che affacciano sul mare), uno degli aspetti che maggiormente invoglia gli italiani a trasferirsi in Spagna, è il costo della vita. In Spagna, infatti, si spende meno che in Italia, e in (quasi) tutti i campi: dai trasporti, alla spesa, fino alla cena in un ristorante. Il costo dell’affitto è l’unico elemento che non si discosta molto dalla media italiana.
Per parlare degli affitti, bisogna considerare che c’è una differenza tra la parte settentrionale e quella meridionale del Paese. Le città più care sono Vitoria, San Sebastián, Barcellona, Madrid, Bilbao e Marbella; mentre le più vantaggiose sono Cadice, Siviglia, Salamanca, Albacete, Badajoz, Huelva.
Parlando di cifre, per capirci meglio possiamo prendere d’esempio una delle città più care: Barcellona. Qui l’affitto di un monolocale in centro viene circa 1.168,09 €; a Milano il costo si aggira intorno ai 1.410,89 €. Se si considera invece un trilocale, a Barcellona (sempre rispetto a Milano) si risparmia qualcosa come il 31,6%. Occhio a Madrid: l’affitto è del 9% più caro di Barcellona!
In ogni caso, vivere in centro a Madrid o Barcellona, non è mai come prendere in affitto un appartamento in centro a Siviglia: lì il canone mensile si aggira attorno ai 712,50 €. E il portafoglio ringrazia.
Qualunque sia il costo che dovrai sostenere per l’affitto, non preoccuparti: potrai sempre risparmiare andando a fare la spesa o a cena fuori… prima di andare a ballare. In città come Madrid, Barcellona e Valencia, un pranzo alla carta va da meno di 10 € (a Valencia), fino a un massimo circa di 25 € (a Barcellona). Se parti da solo, la spesa ti costerà circa 30 € a settimana; andare a ballare o a teatro, tra i 10 € e i 20 €.
In linea di massima, quindi, in queste tre città il costo della vita andrà da un minimo di 700 € a un massimo di 1.300 € (a seconda ovviamente dello stile di vita e delle abitudini). E pensa che stiamo parlando di tre città tra le più care.
Simile a quella italiana, la sanità pubblica spagnola prevede l’assistenza gratuita a chi vive e lavora in Spagna, sebbene sussistano delle leggere differenze a seconda della comunità di riferimento (il sistema è infatti decentralizzato). Attenzione però: per poter ottenere il tuo numero di previdenza sociale (Número de afiliación a la Seguridad Social) e quindi poter richiedere la tua tarjeta sanitaria, dovrai prima prendere appuntamento con un ufficio della Tesorería General de la Seguridad Social.
Nota bene: chi non è coperto da un’assicurazione statale o dalla TEAM (Tessera Europea di Assicurazione Malattia), dovrà necessariamente stipulare un’assicurazione privata, con costi che variano tra i 50 € e i 200 € mensili, a seconda del piano di copertura scelto.
Come si diceva all’inizio, quando si parla del mercato del lavoro spagnolo, non si può che prendere atto di un paradosso: nonostante il tasso di disoccupazione nel Paese sia il più basso registrato negli ultimi 15 anni, esso continua ad attestarsi tra i più alti in Europa.
C’è da evidenziare, però, un elemento positivo: lo scorso 3 gennaio è stata firmata una riforma complessiva del lavoro, che sta portando già effetti positivi. Come, per esempio, il ripristino di una certa equiparazione salariale tra i territori, la lotta al subappalto che porta a impieghi mal retribuiti, l’eliminazione del contratto “per opera e servizio” (che era a tempo determinato e copriva i licenziamenti) e l’estensione della cassaintegrazione.
Al momento, la legislazione spagnola prevede essenzialmente quattro tipologie di contratto:
Non succede, ma se succede… stai tranquillo: anche in Spagna puoi avere diritto a un’indennità di disoccupazione. Se hai lavorato per almeno 6 mesi, puoi ricevere il cosiddetto subsidio de desempleo, grazie al quale ti verrà riconosciuta una quota dal giorno in cui presenti la domanda (ossia: entro 15 giorni dal licenziamento), fino a 6 mesi dopo.
Se invece hai lavorato per almeno 1 anno (nei 6 che precedono il licenziamento), avrai diritto al paro: ovvero a un sussidio di disoccupazione vero e proprio. Esso corrisponde al 70% di una base che si può calcolare, e a cui si deve sottrarre la quota IRPEF (il 4,7% della base del paro).
Nel 2023 il governo spagnolo ha fissato il salario minimo interprofessionale (Smi) a 1.080 € mensili, per 14 mensilità. Di fatto, aumentandolo dell’8% (ossia 80 €) rispetto al 2022.
Per quanto riguarda le ore lavorative, preparati invece a una ventata di novità: a partire dal 2024 l’orario verrà portato per legge a 38,5 ore settimanali. Tuttavia, rimarranno le contrattazioni collettive a modularne l’applicazione nei vari settori.
Tre mesi: questo è il tempo che hai a disposizione per cercare lavoro in Spagna, presentando solo il tuo passaporto o la carta d’identità. Se invece il soggiorno supera i tre mesi, dovrai recarti all’Ufficio Immigrazione del Comune dove risiederai, e chiedere l’iscrizione al Registro Centrale degli Stranieri.
Per cercare lavoro, un primo step può essere quello di recarti nelle agenzie specializzate nella ricerca del lavoro: le puoi trovare sia in Italia, sia in Spagna.
In particolare, se ti trovi in Spagna può essere una buona idea prendere un appuntamento in uno dei Centri per l’impiego spagnoli, i SEPE (Servicio Público de Empleo Estatal) che offrono un aiuto concreto e gratuito. Se, invece, sei disposto a spendere qualche soldo, puoi sempre affidarti alle Agencias de Colocaciòn.
Se sei impossibilitato a muoverti o, semplicemente, preferisci consultare prima internet, tieni in considerazione che ci sono dei siti costantemente aggiornati sul mercato del lavoro spagnolo. Come per esempio l’Eures (European Employment Services - Servizi Europei per l’Impiego), o il sito del Ministerio de Trabajo Y Economìa Social, dove oltretutto si possono reperire preziose informazioni sul mercato del lavoro spagnolo.
Altrettanto validi sono il sito della Camera di Commercio di Spagna in Italia e quello della Cámara Oficial de Comercio e Industria; ma, se vuoi consiglio, tieni d’occhio anche i siti delle aziende per le quali vuoi candidarti: spesso gli annunci sono pubblicati proprio lì.
Libero professionista? Considera che in Spagna puoi avviare la tua attività a patto che tu risieda stabilmente sul territorio. Inoltre, dovrai sottoscrivere una serie di documenti, come il NIE (Numero de Identificaciòn de Extranjero, ci torniamo) e il numero di previdenza sociale.
Dopodiché, se vuoi aprire una società, dovrai registrare il nome della tua azienda presso il Registro Mercantile (Registro Mercantil Central - RMC), che ti farà ottenere un CIF (Código de Identificación Fiscal) dalle autorità federali presso l'Agencia Estatal de la Administration Tributaria.
Se, invece, sei un lavoratore autonomo con partita IVA, dovrai registrarti presso l’autorità spagnola compilando il modulo 037, per poi iscriverti al registro di previdenza sociale spagnolo per lavoratori autonomi.
Ora che abbiamo un quadro più chiaro delle condizioni di vita e di lavoro, veniamo al dunque. Ovvero: vediamo quali sono i lavori più retribuiti e quelli più richiesti.
Amministratori aziendali, responsabili IT, programmatori e ingegneri di qualsiasi settore: in Spagna siete i benvenuti. Tra i lavori più richiesti ci sono infatti quelli altamente specializzati: tra tutti, di maggiore interesse sono quelli legati alla sanità, con infermieri, medici e direttori sanitari in pole position.
Inoltre, come ben saprai, in Spagna anche il turismo è un elemento importante, che incide nelle richieste di lavoratori: avanti quindi ai cuochi, camerieri, agenti di viaggio, animatori turistici e chi più ne ha, più ne metta. E che siano per contratti stagionali…o no.
Tra i lavori più retribuiti in Spagna non ci sono solo quelli di maggiore responsabilità o esperienza, come l’Amministratore Delegato (CEO), il Manager nel campo della finanza, il Business Unit Manager in ambito della salute, o il Direttore Finanziario di una grande compagnia assicurativa.
Ottimi stipendi si possono vedere anche nei cedolini spagnoli degli esperti nei settori della matematica e dell’informazione (come, per esempio, i data scientist), e in quelli dei Chief Marketing Officer (specializzati nella pubblicità delle grandi aziende).
Hai finalmente deciso di provare a cercare (e trovare!) lavoro in Spagna? Bene! È il caso allora di parlare dei documenti che dovrai compilare al tuo arrivo, e dei requisiti principali per avere maggior successo: il tuo curriculum e le competenze linguistiche.
Sono trascorsi 90 giorni in Spagna, ma hai bisogno di più tempo? È tempo di recarsi presso l’Oficina de Extranjero (Delegación del Gobierno) per richiedere il Numero de Identificación de Extranjero (NIE): un documento che si può chiedere anche in Italia, presso il Consolato Spagnolo.
Fatto ciò, lo step successivo sarà l’acquisizione del Documento de Empadronamiento, che attesta la tua iscrizione all’anagrafe spagnola e che viene rilasciato dal Padròn Municipal del barrio in cui hai stabilito la tua residenza.
Ultimo, ma non per importanza: il numero della Seguridad Social, molto simile al nostro INPS, e che a fronte di un contratto di lavoro o di stage sarà richiesto all’ente preposto direttamente dal tuo datore di lavoro.
Prima regola per candidarsi in Spagna con un curriculum che non passi inosservato: non usare il CV Europass (cerchi un po’ d’ispirazione? Guarda i nostri modelli di CV!). Seconda regola: sì alla sintesi, e sì pure all’aggiunta di una tua foto (cosa che in altri Paesi non è ben vista per questioni di privacy e bias, ma che in Spagna è considerata positiva). Terza regola: fai in modo che il tuo curriculum sia scritto in spagnolo! Ma se non conosci ancora bene la lingua, occhio a non cimentarti in traduzioni fai-da-te: di fronte a storpiature ed errori grammaticali, il rischio che il tuo curriculum venga cestinato aumenta considerevolmente.
Se ti è capitato di viaggiare in Spagna, avrai notato che l’inglese non viene molto parlato, a meno che tu non voglia candidarti per un ruolo più tecnico o in un ambiente internazionale. Fondamentale quindi imparare la lingua locale, che sia il castigliano (lo spagnolo), o il catalano (lingua co-ufficiale in Catalogna): solo in questo modo avrai più possibilità di integrarti e di ottenere il lavoro che desideri…oltre che di vivere appieno la tua esperienza in uno dei Paesi più belli al mondo!