Salario medio in Italia

Quanto guadagna l’italiano medio? Il tuo stipendio è in linea con la media italiana? Quali fattori influiscono sul salario? In questo blog analizzeremo diversi aspetti relativi al salario medio in Italia, fornendoti tutti i dati necessari per capire se guadagni abbastanza o, se così non fosse, decidere la tua prossima mossa.
Aggiornato il 30 maggio 2024

Se è vero che il mercato del lavoro sta cambiando profondamente – sulla spinta di fattori esterni quali una pandemia globale (e conseguente ripresa post-pandemica) e la rottura di delicati equilibri a livello internazionale (e conseguente inflazione) che hanno costretto aziende e persone a ripensare il proprio approccio al lavoro – una cosa rimane invariata: l’esistenza del lavoratore dipendente stipendiato, oggetto di questo blog. Di seguito, troverai dati e statistiche mirate a definire le dinamiche salariali in Italia e aiutarti a capire dove ti collochi. In altre parole, pronto a scoprire se guadagni abbastanza?

Il salario medio nazionale 

Secondo i dati raccolti dall’INPS nell’Osservatorio lavoratori dipendenti e indipendenti, che rappresenta oltre il 95% del totale degli occupati regolari in Italia, il reddito medio annuo da lavoro nel 2022 ha registrato una crescita rispetto all’anno precedente (+4%) – seppur in misura inferiore rispetto all’inflazione media (+8,1%) – raggiungendo poco più di 24.000 euro.

Concentrandoci unicamente sulla figura del lavoratore dipendente stipendiato, sempre nel 2022, la retribuzione media annuale era pari a 22.839 euro nel settore privato e 34.153 euro nel settore pubblico.

Gli stipendi più alti

Settore privato – dipendenti con uno stipendio superiore alla media annuale di 22.839 €

Qualifica Retribuzione media annua
Impiegati 25.811 €
Quadri 67.629 €
Dirigenti 154.314 €
Attività  Retribuzione media annua
Attività immobiliari 23.846 €
Trasporto e magazzinaggio 25.304 €
Attività professionali, scientifiche e tecniche 26.143 €
Fornitura di acqua, Gestione rifiuti 29.214 €
Attività manifatturiere 30.051 €
Servizi di informazione e comunicazione 32.130 €
Fornitura di energia elettrica e gas 48.264 €
Estrazione di minerali da cave e miniere 49.044 €
Attività finanziarie e assicurative 51.789 €

Settore pubblico – dipendenti con uno stipendio superiore alla media annuale di 34.153 €

Gruppo contrattuale Retribuzione media annua
Servizio sanitario 40.996 €
Amministrazioni centrali, Magistratura, Autorità indipendenti 44.541€
Forze armate, Corpi di Polizia, Vigili del Fuoco 46.791 €
Università, Enti di ricerca 49.533 €

Gli stipendi più bassi

Settore privato – dipendenti con uno stipendio inferiore alla media annuale di 22.839 €

Qualifica Retribuzione media annua
Apprendisti 13.216 €
Operai 17.114 €
Attività Retribuzione media annua
Lavoratore domestico 7.820 €
Operaio agricolo 9.303 €
Servizi di alloggio e ristorazione 10.295 €
Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento 14.666 €
Noleggio, Agenzie di viaggio, Servizi di supporto alle imprese  15.086 €
Istruzione (inclusi i supplenti della scuola pubblica) 15.487 €
Sanità e assistenza sociale 17.723 €
Costruzioni 20.403 €
Commercio all’ingrosso e al dettaglio, Riparazione di autoveicoli e motocicli 22.043 €

Settore pubblico – dipendenti con uno stipendio inferiore alla media annuale di 34.153 €

Gruppo contrattuale Retribuzione media annua
Scuola 24.617 €
Amministrazioni locali (Regioni, Provincie, Comuni) 29.746 €

Italia ed Europa: stipendi a confronto

Nel Rapporto Annuale 2023 – La situazione del Paese, pubblicato a luglio 2023, l’Istat indica che, tra il 2013 e il 2022, la crescita totale delle retribuzioni lorde annue per dipendente in Italia è stata del 12%, in linea con la Spagna (+11,8%) ma pari alla metà della media europea (Francia +18,3% e Germania +27,1%). Sempre secondo i dati Istat, in termini di Standard di Potere di Acquisto (SPA), la retribuzione media annua lorda per dipendente in Italia risultava pari a quasi 27 mila euro nel 2021, inferiore di circa 3,7 mila euro a quella dell’UE (-12%) e di oltre 8 mila euro a quella della Germania (-23%), ma superiore a quella della Spagna,

Nel corso del 2021, secondo i dati Eurostat pubblicati a dicembre 2022, lo stipendio medio annuo per i dipendenti a tempo pieno nell’UE era pari a 33.500 euro, e l’Italia è poco al di sotto della media europea con 30.000 euro. Lo stipendio annuo medio a tempo pieno più elevato tra gli stati membri dell’UE è stato riscontrato in Lussemburgo (72.200 euro), seguito da Danimarca (63.300 euro) e Irlanda (50.300 euro). Al contrario, i valori più bassi si sono registrati in Bulgaria (10.300 euro), Ungheria (12.600 euro) e Romania (13.000 euro). 

Nel corso del 2022, le stime indicano che le retribuzioni orarie medie erano di 22,9 euro nell’UE e 25,5 euro nell'eurozona, un aumento del 4,4% e del 4% rispetto al 2021 in tutti gli Stati membri. Tuttavia, in Italia, Malta e Finlandia, l'aumento è stato più moderato (+2,3% ciascuna), mentre in Lituania (+13,4%), Estonia (+8,8%) e Croazia (+8,7%) si è verificato un aumento più significativo.

Il confronto con l’Europa porta inoltre a riflettere sulla questione del salario minimo, non previsto nel regolamento italiano ma in vigore in ben 22 sui 27 Paesi dell’UE. Sulla base dei salari minimi mensili lordi al 1° gennaio 2024, l’Eurostat ha suddiviso gli stati membri dell’UE in tre gruppi:

  1. Salario minimo nazionale superiore ai 1.500 euro al mese: Lussemburgo (in testa con 2.571 euro), Irlanda, Paesi Bassi, Germania, Belgio e Francia (in coda con 1.767 euro).
  2. Salario minimo nazionale tra i 1.000 e i 1.500 euro al mese: Spagna (1.254 euro) e Slovenia (1.323 euro).
  3. Salario minimo nazionale uguale o inferiore a 1.000 euro al mese: Cipro (in testa con 1.000 euro), Polonia, Portogallo, Malta, Lituania, Grecia, Croazia, Estonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lettonia, Ungheria, Romania e Bulgaria (in coda con 477 euro).

Nei restanti 5 stati membri dell’UE – Italia, Danimarca, Austria, Finlandia, Svezia – la protezione del salario minimo spetta ai contratti collettivi (CCNL). Questi contratti, sebbene in Italia coprano il 95% dei lavoratori (contro l’80% del limite minimo europeo), spesso prevedono livelli salariali molto bassi e non riescono a tutelare i settori più fragili del mondo del lavoro, nei quali le organizzazioni sindacali sono più deboli.

Fattori che influiscono sullo stipendio medio in Italia

Comprendere cosa influenza la retribuzione media è cruciale per individuare tendenze, comprendere le disparità salariali e identificare possibili aree di miglioramento. I seguenti fattori contribuiscono a plasmare la realtà salariale nel contesto italiano.

Età anagrafica

Man mano che si acquisisce esperienza e si avanza di carriera, si guadagna di più. Di conseguenza, da un punto di vista statistico, gli stipendi tendono ad aumentare al crescere dell’età.

Secondo i dati raccolti e analizzati dall’INPS, relativi al 2022, la retribuzione media annua nel settore privato aumenta continuamente al crescere dell’età fino alla fascia d’età 55-59, per poi diminuire gradualmente. Nel settore pubblico, invece, la retribuzione media annua aumenta con l’avanzare dell’età fino a stabilizzarsi dai 55 anni in poi.

Livello di istruzione

Maggiore è il livello di istruzione, più alta sarà la retribuzione. Secondo i dati Istat relativi al 2022, nella classe di età compresa tra i 25 e i 64 anni, il tasso di occupazione dei laureati è di 30 punti percentuali superiore rispetto a quello di chi possiede la licenza media (83,4% contro 53,5%) e di 11 punti percentuali superiore rispetto a quello di chi si è diplomato (74,4%). Livelli di istruzione più elevati si traducono anche in un vantaggio in termini di reddito: i laureati (istruzione superiore o terziaria) percepiscono in media un reddito netto pari a circa 2,5 volte quello dei lavoratori con al più la licenza media, mentre i diplomati (istruzione secondaria di secondo grado) guadagnano il 53% in più rispetto a chi possiede la licenza media.

Genere: il gender pay gap continua

Il divario di genere nel mercato del lavoro italiano continua. Nel 2022, il tasso di occupazione femminile era inferiore di 18,1 punti percentuali rispetto a quello maschile. Per le donne italiane, il basso tasso di occupazione, unitamente alla minore quantità di ore lavorate (maggiore frequenza di contratti temporanei e part-time) e a retribuzioni orarie più basse, si traduce in redditi annui mediamente inferiori rispetto a quelli degli uomini. 

Secondo i dati raccolti e analizzati dall’INPS, relativi al 2022, la differenza di salario tra lavoratori e lavoratrici nel settore privato ha raggiunto uno scarto di circa 8 mila euro (7.922 euro per la precisione). In media, la retribuzione annua complessiva per i lavoratori ha raggiunto i 26.227 euro, mentre la retribuzione media per le lavoratrici si è fermata a 18.305 euro. La retribuzione media annua risulta differenziata anche nel settore pubblico, dove lo scarto raggiunge quasi i 10 mila euro (9.895 euro): 40.157 euro per gli uomini contro 30.262 euro per la donne.

Area geografica

Lavorare al Nord o al Sud fa davvero la differenza? Dipende dal settore in cui si lavora.

Stando ai dati raccolti dall’INPS nel 2022, tra il Nord e il Sud del Paese, si registra una differenza nella retribuzione annuale media dei lavoratori dipendenti nel settore privato. I due valori più elevati si trovano al Nord: 26.933 euro nel Nord-ovest e 23.974 nel Nord-est, contro i 22.115 euro del Centro, i 16.959 euro del Sud e i 16.641 euro delle Isole. Nel settore pubblico, si assiste a una tendenza inversa: le retribuzioni medie annuali presentano i valori più bassi al Nord: 33.025 euro nel Nord-ovest e 33.000 euro nel Nord-est, contro i 35.804 euro del Centro (valore più alto), i 34.601 euro del Sud e i 34.104 euro delle Isole.

Il Geography Index pubblicato dall’Osservatorio JobPricing 2023, che analizza le differenze retributive tra le varie regioni e provincie italiane, mette in cima alla classifica la Lombardia – seguita da Lazio, Liguria e Trentino-Alto Adige – e in coda Molise, Puglia, Calabria e Basilicata. La classifica provinciale, invece, vede primeggiare Milano come città in cui si guadagna di più, seguita da Trieste, Bolzano, Roma, Genova e Parma; le ultime provincie in classifica: Nuoro, Rieti, Sassari, Matera, Crotone e Ragusa.

Avendo esaminato in modo esaustivo le dinamiche salariali in Italia, mettendole a confronto con la situazione europea e soffermandoci su fattori incisivi quali età, livello di istruzione, genere e area geografica, è il momento della fatidica domanda: sei soddisfatto del tuo stipendio? Armato di queste nuove informazioni, affronta il prossimo step nella tua carriera, sia esso una negoziazione salariale o una scelta audace in una direzione differente. 

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